Da qualche anno è sempre più frequente imbattersi in argomenti che riguardano la sostenibilità e il reperimento di risorse, non solo economiche, per realizzare le attività delle organizzazioni non profit e talvolta anche di quelle delle pubbliche amministrazioni.
D’altra parte gli scenari cambiano, e molto velocemente. Cambiano i mercati, cambiano le relazioni tra i diversi soggetti che nelle nostre comunità si scambiano beni e servizi, mutano le modalità attraverso le quali le relazioni con i clienti, ma anche con i potenziali ed effettivi donatori vengono create e mantenute.
Cambiano le esigenze delle imprese (non profit e for profit) e cambiano i bisogni e i desideri delle persone, quindi perché non dovrebbero cambiare anche i modi per procurarsi le risorse da immettere in tutti questi flussi di produzione di valore?
Sono effettivamente molte le richieste che ci giungono dalle più varie realtà che intendono imparare o approfondire i temi del fundraising, ma quando una di queste arriva da organizzazioni come la Scuola di Como, allora è speciale e come tale va considerata.
Perché? Per tante ragioni.
Le persone che la frequentano è sicuramente la prima. Normalmente i nostri interlocutori sono enti non profit che cercano modi diversi per reperire fondi o ricercatori che provano a sondare nuove strade per trovare sostegno al proprio lavoro, altre volte studenti o persone che non l’hanno proprio scelto come tema, nel caso della Scuola di Como, invece, gli studenti lo scelgono, vivono in un contesto dove vi è una intensa attività su questo tema portata avanti i particolare dalla Fondazione Provinciale della Comunità Comasca e sono interessati ad approfondire il tema sotto tutti gli aspetti.
Per questo che collaborare con gli studenti della Scuola di Como è speciale.
Quando si parla di fundraising la prima cosa che viene alla mente sono i soldi, ma se è sicuramente vero che la traduzione del termine fundraising può essere espressa come “insieme di principi e tecniche per il reperimento di risorse e finanziamenti a favore di enti non profit”. Ciò non significa che ci si debba fermare a quel concetto, anzi, si va ben al dì là del vil denaro; il fundraising ha a che fare con tutto ciò che sta intorno, considerando il contesto in cui si opera, ma soprattutto del perché si esiste e ci si attiva.
Quello che cerchiamo di trasmettere con la nostra attività formativa è quanto sia necessario partire dal perché si pensa al fundraising, dal suo approccio e dai suoi principi fondativi. Questa riflessione ha come prima conseguenza lo spostamento dell’attenzione dalla donazione (quantum donato) al donatore (soggetto che dona o potrebbe donare) e quindi allo strumento che per questo deve essere implementato: il dono.
Il fundraising è soprattutto un insieme di tecniche attraverso le quali promuovere il dono. Si attiva il fundraising perché le persone che vivono in una comunità, fisica o digitale che sia, possano esprimere la loro umanità creando collegamenti, relazioni e legami con altre persone, affinchè le stesse possano trovare senso e significato alle proprie azioni ed alla propria vita producendo e scambiando servizi e beni attraverso canali relazionali, e questa pratica, a sua volta, produce un patrimonio di fiducia pubblica di cui le nostre comunità hanno un grande bisogno, soprattutto in questo nostro tempo.
Se la relazione tra due soggetti funziona, è attraverso questa che possono transitare “un sacco di cose”: denaro, sì certo, ma anche e soprattutto donazione di tempo, di servizi o altri beni, la disponibilità a collaborare, idee e la produzione di beni relazionali, indispensabili alla vita di ognuno.
Tutto ciò, se pur naturalmente presente nell’essere umano, non sembra essere nè automatico nè spontaneo, per questo deve essere costantemente stimolato, sollecitato, manutenuto, rinnovato, con pazienza, metodo e passione.
L’attività dei promotori del dono (e tutto nel proprio quotidiano lo possono essere) va proprio in questo senso, si attivano affinchè si creino le condizioni ideali in modo che le persone entrino in relazione, possano operare e collaborare le une con le altre per il perseguimento di un obiettivo comune, sia questo un progetto esistente o un sogno da realizzare.
Questo cerchiamo di fare: trovare il modo migliore per condividere con gli studenti della Scuola di Como il pensiero che impegnandosi con costanza si riescano a creare le condizioni nelle quali le persone possano co-operare e si adoperino per cambiare, migliorandole, le comunità in cui viviamo attivando le risorse presenti, ma spesso inutilizzate o latenti, di cui abbiamo bisogno per vivere meglio.
Le tecniche ci sono, ma la mano è sempre guidata dal cervello, e quindi senza un pensiero ed una visione condivisa non si possono raggiungere risultati significativi.
Ogni persona ha qualcosa che può essere destinata per il bene comune, ma poi ci sono persone speciali che possono fare un po’ di più; ecco, nella scuola di Como c’è una concentrazione di queste ultime.