La tradizione vuole che le famiglie meridionali diano ai figli maschi un doppio nome di cui uno in onore del nonno. Sono Carmelo Ismaele Pagana, per gli amici Isma e sono un siciliano DOC: ritardatario cronico, buona forchetta e un chiacchierone spaventoso.
Ho sempre avuto la passione per gli sport: inizialmente mi immaginavo come un potenziale calciatore di successo; poi come un tennista famoso e poi ancora un pallavolista. Ho amato la pallavolo e ho amato il principio che sottende a questo sport: la necessaria collaborazione tra individui, in quel caso atleti, per giungere all’obiettivo comune. Ho amato le vittorie e la gioia di condividerle; ho odiato le sconfitte e la sensazione di non aver fatto abbastanza.
La mia serenità si nutre di ordine: ordine delle cose e ordine dei pensieri, ed è per questo che non ritengo strano affrontare lunghe e intricate dissertazioni sui grandi dilemmi dell’uomo con il mio ‘io’ interiore.
Un elemento chiave che ritengo acquisito al mio carattere è la determinazione: ho seguito per anni le carriere sportive di tennisti (Federer e Pennetta ndr) e ho imparato che, nonostante tutto, c’è sempre un giorno in più per perseguire i propri obiettivi e realizzare i propri sogni. Determinazione non è garanzia di successo ma è garanzia di miglioramento.
Mi piace pensare che la vita sia un percorso (e vi invito a valutare questa proposta) che ognuno di noi sceglie liberamente: si può prediligere un percorso lungo e pieno di insidie oppure un percorso più breve e lineare. Il coraggio e l’entusiasmo sono essenziali per spingersi a provare esperienze nuove: la ricompensa sarà la felicità per i successi e lezioni di vita per i fallimenti.
A 19 anni ho condotto il veliero su cui erano stipati tutti i miei sogni e le mie ambizioni nella città dove attualmente vivo e studio: Como. Frequento il IV anno del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza all’Università degli studi delll’Insubria e provo grande soddisfazione nell’apprendere gli istituti dell’affascinante mondo giuridico.
Non so ancora quale sarà il mio ruolo nel mondo: forse un burocrate tediato da scartoffie; forse un avvocato impegnato tra difese processuali e arringhe; o magari (e io lo spero) mi ritroverò in un tribunale nelle vesti di magistrato.
Ciò di cui sono certo è che nel mondo c’è sempre un posto per chi lotta e ci crede fino in fondo.
Ad maiora!